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Le facciate dipinte L'antica tradizione del decoro a trompe l'oeil si tramanda da lungo tempo sulle facciate della liguria, arricchendo "l'architettura dell'inganno" di elementi pittorici in grado di far percepire tridimensionalmente, con il gioco di ombre e luci, il lavoro del decoratore che grazie alla sua esperienza di tecniche antiche e attuali riesce a tramandare la tradizione. Operando ad exnovo, su edifici di nuova costruzione, l'interesse immediato riguarda l'ambiente paesaggistico nel quale si presenta l'edificio e la sua stessa costruzione, in forma e materiale, per lavorare in fase di progettazione sull'impianto decorativo e sulla scelta di materiali per unire al pregio estetico la duratura nel tempo. Nel restauro, nel recupero di antiche facciate, l'intervento viene riconosciuto in fase iniziale con il recupero grafico e pittorico, con il risanare e consolidare intonaci utilizzando materiali e tecniche consone come le pitturazioni a calce e ad affresco per ridar vita ad una decorazione come in origine.
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La doratura Esistono vari metodi per dorare un manufatto. La doratura a guazzo è la tecnica più antica, usata fin dal passato, che ha saputo mantenere la sua tradizione fino ad oggi, sia per quel che riguarda il processo d'esecuzione che per il materiale usato. Gli elementi utilizzati, a partire dalla foglia d'oro, sono: il gesso di bologna, la colla di coniglio ed il bolo. Questi vengono utilizzati nella fase di preparazione del fondo sul quale verrà poi adagiata la preziosa foglia d'oro, lucidata e brunita con strumenti specifici per questa tecnica. La doratuta a guazzo è un metodo che richiede sia conoscenza dei procedimenti e del materiale, sia una delicata manualità data dall'esperienza.
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L`affresco Affresco è un termine spesso utilizzato in senso lato, riferito alla pittura murale in generale, quale che sia l'esecuzione di cui si è fatto uso. Quando parliamo d'affresco al contrario facciamo uno specifico riferimento ad una tecnica ben delineata di pittura su muro. L'etimologia stessa ci aiuta a comprendere che si tratta di un'opera dipinta "a fresco", su una superficie ancora umida di calce e sabbia, eseguita applicando semplicemente dei pigmenti macinati diluiti con acqua. L'esecuzione della tecnica richiede una conoscenza approfondita dei materiali; si fa cenno ai pigmenti, agli ossidi ed alle terre, ma soprattutto al processo di maturazione del dipinto, noto come carbonatazione. Durante questo processo l'idrato di calce presente nell'intonachino, combinandosi con l'acido carbonito dell'atmosfera, ritorna pietra producendo una crosta vetrosa che una volta asciutta resta insolubile, così come i pigmenti che restano fissati ed inglomerati nell'intonato, conferendo al dipinto una potenza inconfondibile. Un'altro aspetto fondamentale di questa tecnica pittorica e' costituito dalla fase di progettazione, in particolare nel caso di opere di grandi dimensioni quali le facciate; dove, vista la necessità di sfruttare appieno il poco tempo per dipingere la sucerficie intonacata ed ancora umida, occorre aver già preparato tinte e spolveri per ridurre così al minimo gli errori quando si andranno ad eseguire le tracce del disegno inciso direttamente sulla parete. Dalla velocità di esecuzione dipende il lavoro di una "giornata", che si conclude inevitabilmente quando l'intonaco ormai troppo asciutto rifiuta il colore.
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il Tadelakt Malta facente farte della bioedilizia, il tadelakt è una tecnica di intonacatura adatta sia in interno che in esterno. Questa è un particolare calcare estratto dal sottosuolo del Marocco, dalle cave limitrofe alla città di Marakesh, che allo stato naturale risulta di colore neutro e che durante la lavorazione viene miscelato a vari pigmenti naturali e lavorato con pietre di fiume, conferendo alla superficie un aspetto morbido e fine con lievi ondulazioni. Sucessivamente viene trattato con il sapone nero ricavato dalla sansa di olive, che dona alla superficie un aspetto lucido e di alta impermeabilita', che permette di utilizzarlo anche nella realizzazione di vasche, piani doccia e lavabi oltre ad essere una rifinitura decorativa di alto pregio.
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Il marmorino Malta, anch'essa facente parte della bioedilizia, composta da grassello di calce e polvere di marmo; presente nel nord Italia venne utilizzata in passato soprattutto nella riproduzione di finti marmi in lambrini, chiese e su pareti decorate in nobili palazzi. Stesa come intonachino di rifinitura, colorato con terre, levigato con spatole di ferro e trattato con sapone naturale per lo stesso processo di carbonatazione scatena un'azione chimica di vetrificazione rendendo la superficie lucida e repellente.
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Tecniche
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